IL TRIONFO DELLA MEDIOCRITÀ

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Da dove viene (e dove va) la Mediocrazia
e di altre collaterali Bagatelle (IV)

IL TRIONFO DELLA MEDIOCRITÀ

IL TRIONFO DELLA MEDIOCRITÀ

La rottamazione della democrazia attraverso la cancellazione della rappresentanza

di Giampaolo Spinato

 

Prima di costituirsi come paradigma sociale di disciplinamento indispensabile a garantire l’autoconservazione delle caste, come ogni altra forma di potere, la Mediocrazia ha dovuto emergere e legittimarsi in forma di pensiero e rappresentazione.

La prospettiva antidemocratica e autoritaria che la ispira ha l’aspetto rassicurante dei cliché o degli stereotipi a cui, in mancanza di argomenti, si ricorre per aggirare piuttosto che affrontare le contraddizioni, con vie di mezzo, scelte salomoniche, calcoli opportunistici travestiti da provvedimenti necessari.

Il teatro in cui prospera il culto della mediocrità, che contagia a cascata ogni ambito del vivere civile, è l’agone politico o il simulacro che ne rimane, ormai militarmente occupato dalle stringenti regole di quel che resta della comunicazione.

Gli automatismi irriflessi di eccitazione e sedazione che contribuiscono alla sua distorsione afasica ne fanno il lubrificante necessario a perpetuare il potere mediocratico e la ragnatela di reciproci ricatti che salda le istituzioni agli apparati burocratici a loro annessi da marci vincoli di dipendenza.

La mistica del medio, delle “larghe intese”, della medietà, del “centro” e delle sterminate praterie di moderazione da sottoporre a messianica conquista, in cui si radica la stessa idea di Mediocrazia, non è solo il travestimento di un ingranaggio coercitivo e intimidatorio.

Presidia e presiede un’oculata distribuzione di privilegi che richiede periodica manutenzione perché rimangano dissimulati dietro le quinte i primordiali appetiti che scatenano belluine contese fra oligarchi in resort lontani dai palazzi fin qui dipinti come luoghi deputati della sovranità popolare.

Il lubrificante di questa distribuzione di prebende, favori e quote di potere ha un’estetica e una lingua. Quando è costretto al proscenio esibisce folcloristici latinismi e acronimi irridenti (Rosatellum, Ius Soli, Ape social…) mascherando i colpi di mano con la scusa dell’ultima ratio.

Il caso, in fieri, dell’ultima legge elettorale  è la rappresentazione plastica della grave e forse irreparabile lesione che investe l’ordinamento democratico così come lo abbiamo concepito fino ad ora, e l’appello al “meno meno meno meno peggio” non fa che comprovarne il vertiginoso deterioramento.

Un sofisticato design Erosione dell'Auctoritaslegislativo sancisce in questo passaggio istituzionale lo scadimento dell’ormai avariata forma partito a mero comitato elettorale, saldandola alla pletora di consulenze demoscopiche con le quali, nel tragico delirio di inconsapevolezza, sancisce la fine della rappresentanza.

Ma le fattezze grigie e anonime di certe routine, così come i loro ben congegnati meccanismi, non avrebbero trovato un fertile terreno di coltura senza l’avvento di pensiero pronto ad accoglierle, ovvero di un linguaggio con le sue regole e sintassi, i suoi stilemi.

Come l’erosione dell’Auctoritas anche la rottamazione della democrazia festosamente esibita dalle BabyGang politiche in circolazione in questi giorni non è scevra da nefaste conseguenze. Prima di corrompere il palazzo è stata preparata e alligna nella lingua.

La Mediocrazia ha (anche) un’Estetica e, per guarirne, va riconosciuta.


About Giampaolo Spinato

(Milano, 1960) ha pubblicato Pony Express (Einaudi, 1995), Il cuore rovesciato (Mondadori, Premio Selezione Campiello 1999), Di qua e di là dal cielo (Mondadori, 2001), Amici e nemici (Fazi, 2004), La vita nuova (Baldini Castoldi Dalai, 2008). Scrittore, giornalista freelance e docente universitario, scrive per il teatro e ha fondato Bartleby – Pratiche della Scrittura e della Lettura.

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