COSA C’È NELLA #MADIA
Siamo logici: “Cosa c’è di meglio per fare il Ministro per la Semplificazione che avere avuto una vita facile?”, deve aver pensato quel fine statista, nonché adolescente tardivo, che è Matteo Renzi, quando ha affidato appunto quel ministero a un virgulto del partito di bella presenza come Marianna Madia. Che cosa possa saperne della Pubblica Amministrazione e della vasta ricaduta che ha sulla vita quotidiana delle persone il suo ordinamento e la sua organizzazione una che da quando era in fasce non ha mai messo il suo prezioso nasino fuori dal partito rimane un mistero. Al netto delle reciproche strumentalizzazioni, la polemica sul vero o presunto plagio della sua tesi di laurea, un merito ce l’ha: quello di smascherare uno StorySelling tutto Erasmus, Premaman e Giovanotti Mondani Meccanici che ripetono le lezioncine apprese sui power point di un venditore di pentole. Dopo la bocciatura della sua riforma da parte della Consulta, non si sentiva il bisogno di altre prove capire quanto Madia fosse inadatta al ruolo che le è stato assegnato. Un ruolo cruciale, per il quale è riuscita a fare rimpiangere persino l’isteria decisionista e pasdaran di un Brunetta. Perché la Pubblica Amministrazione è l’eufemistica definizione che diamo alla mastodontica e equivoca macchina della Burocrazia, istituto in cui convergono gli interessi di tutte le lobby (o il caso Consip vi sembra davvero così off topic?). E l’invasività, la violenta deformità, a volte persino assassina, raggiunta da questa macchina e dalle sue strutturali storture richiedono ben altro magistero per infrangere equilibri di casta consolidati e ricondurla un funzionamento più “umano”. A meno che non sia proprio questo lo scopo. Far finta di rovesciare il tavolo, mescolando le carte e selezionando i “Rottamatori”-Riformatori con la Sentiment Analysis calibrata sugli standard di Amici o Vanity Fair, per far sì che le bestie continuino ad aver accesso indisturbati alla greppia. Spesso il “Nuovo” è soltanto una foglia di fico. Meglio ancora se è tanto “carino” perché poi, se ti permetti di fargli le pulci, passi per petulante e malvagio. Già, perché “La verità è che per una donna, specie se giovane, in questo Paese, è ancora molto difficile avere successo…” («Vada per carina, raccomandata no», di Fabrizio Roncone, Corriere della Sera, 1 marzo 2008). Vero, Madia? E’ un esempio di fonte citata nel corpo del testo. Ma ce ne sarebbe un’intera bibliografia.
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Cosa ci sarà mai nella #Madia se l’Alta Scuola Imt di Lucca chiude il caso della tesi copiata ma non pubblica i nomi delle “personalità accademiche di comprovata esperienza internazionale” che l’hanno analizzata? https://t.co/tnL59wxLYy | https://t.co/O9SNjJW1wf pic.twitter.com/1F1UzHw2dd
— Giampaolo Spinato (@GPS_SPINATO) October 30, 2017