Una lettera smarrita

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di Paolo Egasti

[Con questo racconto, Paolo Egasti si è classificato secondo al Premio nazionale Una pagina d’amore organizzato dal comune di Bussolengo (VR)].

Di passaggio nei centri di smistamento in sotterranei dalla luce fioca, tra autotreni che emettono vapori di nafta bruciata, carichi di messaggi da ogni parte del mondo, tutte le lettere passano di qua, quelle normali una volta sola.
Io sono una lettera smarrita, in viaggio da molto tempo. Per me è diventata un’abitudine transitare avanti e indietro, è la mia condizione restare nel sottosuolo.
Indirizzo sconosciuto.
Respinta al mittente.
Ed è nel viaggio di ritorno che mi sono smarrita. Meglio così. Sarebbe stato destino ben peggiore tornare ed essere rinchiusa nel cassetto più remoto del solaio, insieme alla polvere, a vecchi ami da pesca, ai posacenere ricordo di viaggi a Roma e Firenze, a scatoline di latta dagli spigoli arrugginiti, lasciata ad ingiallire, ripresa talvolta dalla stessa mano che mi ha visto nascere, fino a smettere di essere una lettera e trasformarmi in rimpianto.
Meglio così.
Però avevo un preciso destinatario, che mai avrei voluto tradire. Adesso mi accontenterei di trovare qualcuno, qualcun altro, disposto a ricevermi, in grado di capire. Non è giusto, lo so. Non ero destinata a un lettore di ripiego. Non voglio in questo modo offendere chi eventualmente leggerà, eppure sono debole, accetterei il ripiego, anzi lo andrei a cercare come unica soluzione possibile. E’ triste, ma ancora più triste è una lettera scritta per nulla, per nessuno. Pensieri ed emozioni lasciati a marcire, a macerare, a prendere polvere, senza alcuna possibilità .
Desiderio si tenerezza, di dolcezza, una lettera d’amore.
Bloccata in un ufficio postale sempre diverso. Sempre più stracciata, gli angoli piegati e sgualciti, con sempre più macchie di grigio sporco. Consumata da una vana attesa. Eppure a ogni tappa del viaggio la speranza mi tiene insieme: non sto tornando indietro, non sono perduta. Sto andando dalla persona che amo.
Ogni giorno che passa la speranza si rivela un’illusione crudele, il più malvagio dei supplizi. Mi aspetto da un momento all’altro che un impiegato annoiato, assecondando un’abitudine consolidata dalla noia, mi apra senza cura, lacerando la carta in modo disordinato come carne squarciata da una lamiera, e legga. Proverà compassione, forse; sorriderà, riderà dei miei desideri. Poi il cestino, e il macero o l’inceneritore. E sarà, finalmente, la fine. E’ facile ambire che questo accada, ma non è facile rassegnarsi: sto andando dalla persona che amo.
Intanto il viaggio assurdo continua, un giorno ancora, ancora uno spostamento, in bilico tra illusione e resa, sospesa in una interminabile maledizione. Le parole che contengo avranno un senso solo quando qualcuno le leggerà. Per questo, sempre più, accetterei la magra consolazione di un destinatario sbagliato.
Ma anche quando sarò lacerata tra plastica deforme e scatole di yogurt marcio oppure bruciata in particelle di cenere distanti tra loro, nessuno mi potrà togliere il desiderio di approdare agli occhi cui ero destinata. Le lettere come i libri si impregnano dell’odore, del profumo della casa che le conserva. Annusandole puoi sentire, intuire l’alito e l’anima di quella casa. Se anche ormai arrivassi a destinazione sarebbe per me difficile perdere la puzza di polvere nera e di gas di scarico. Nonostante l’evidenza ancora non perdo la speranza: io arriverò e lei mi leggerà, mi conserverà nella sua casa, assumerò un’anima, mi annuserà, mi rileggerà.
Contengo pensieri bellissimi, non posso accettare che l’unico modo per farli emergere dall’involucro sia un tagliacarte di acciaio, sgarbato e sconosciuto, prima di bruciare tutto.
Ma intanto un’altra notte trascorre sotto le luci al neon arancione dei vasti magazzini sotterranei, a contatto con la iuta artificiale, grezza e ruvida dei sacchi postali, nell’umidità che evoca odore stantio di carta ammuffita. E’ qui che sogno una casa profumata ed è qui che mi ritrovo a pensare di essere una lettera smarrita che nessuno leggerà mai.

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