“Sulla pelle dei migranti”. C’è chi può

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“Sulla pelle dei migranti”. C’è chi può.

Dedico questo pezzo, fra gli altri, a Sandro Veronesi, ricordandogli

di Giampaolo Spinato

Non si può neanche dire che la Sinistra abbia perso la testa perché i barbari, quelli veri, spesso col Rolex, li hanno in casa. Li hanno accuditi, viziati, ospitati con il molle, cracco opportunismo del “il mio bagno, il mio living…” che ha dettato lo spoils system renziano della scorsa legislatura.

Di “decollati”, soprattutto in casa Pd, se ne sono visti a carrettate. E, fra i molti patetici, imprudenti o semplicemente garantiti a cui è stata staccata la testa con belluina prova di forza mascherata dietro statuti e regolamenti, i peggiori sono quelli che l’hanno deposta spontaneamente ai piedi del rais-scout di Pontassieve Matteo Renzi in cambio di incarichi e prebende per sé e le proprie cerchie familiari.

Con questi presupposti, l’alternanza di governo sancita dal voto del 4 marzo, ci apparecchia anni di imbarbarimento, se possibile, esponenziale, rispetto all’oltranzismo becero e duodenale che ha ispirato la trionfale marcia salviniana con la complicità (consapevole) di molta Sinistra e dei pasturatori di hater alla Saviano, per intenderci.

Nella totale assenza di argomenti, di testa, appunto, l’unico spettacolo possibile è quello di chi smania per veder scorrere il sangue, trasformando l’agone politico nella lugubre, circense festa di morte invocata con spregiudicatezza dallo stesso Saviano in tv quando invita a “incazzarsi, sfilandosi i guanti“.

Incazzarsi con chi? Con Renzi, il Pd e il suo formidabile apparato di cooptazione e di comando che le anime belle chiamano ancora partito anche se ha passato gli ultimi anni a gratificare i propri soldatini di stipendi, ruoli pubblici, prestigio con la svenevole allegria dei compagni di merende che guardavano dall’alto in basso chi chiedeva pane ostentando le brioche di cui si strafogava con irrisione?

Incazzarsi con gli adolescenti tardivi che, quando il bidello (Giorgio Napolitano, altro che sovrano) ha suonato la campanella della Ricreazione, si sono abbarbicati come blatte affamate alla salumeria che spenzolava dagli umidissimi soffitti dei retrobottega, dei fondaci del potere?

Prendersela con chi peregrinava l’Italia, aggrappandosi ai citofoni dei banchieri o mandava avanti (via mail) gli amici finanzieri e si dannava l’anima per salvare il deretano ai parenti?

Incazzarsi con chi, con l’impostura della narrazione becera e farinettiana, da nouvelle vague intellettuale che colleziona crediti online con corsi SEO e sprizza keyword, hashtag, key phrase con la ridanciana angustia di chi soffre di dissenteria?

Dico, forse incazzarsi con la compagnia di giro dei Martina, Orfini, Fiano, Moretti etc., quella baby gang della politica che ha sdoganato il cubismo governativo soppesando col bilancino di rapporti di forza tutti interni al partito la distribuzione di responsabilità pubbliche?

Con lo sconsiderato uso del Manuale dei debiti e dei crediti, sostitutivo del celeberrimo Cencelli, che ha guidato l’illuminata nomina, che ne so, di una Mogherini qua (povera Europa), di una Boschi e un Lotti (la prima volta nella storia un intero mandato ministeriale da indagato) là e di tanti altri “compagni di scuola”?

Macché. A nome di una sinistra che non c’è, Saviano il pacifista, quello contro la guerra e il terrorismo, aizza la folla, chiama alla guerra. Contro chi? Salvini! Matteo Salvini, uno con cui ha ingaggiato la più subdola, proterva battaglia politica degli ultimi anni in chiave social. Un confronto che di politico non ha mai avuto nulla, ridotto com’era, com’è, a mefitica sintesi del rutto, dello slogan, la via maestra per il nulla tossico del digital storytelling, anticamera della vendita.

E, al centro di questa sanguinosa quanto sterile contesa a colpi di maglio, riecco i migranti. O meglio, l’ingannevole narrazione di usurpatori del magistero del raccontare perché le Ong, i flussi migratori, le persone che rischiano la vita sui gommoni sono per Saviano ­– proprio come sostiene che sia per Salvini – pretesti, carne da macello semantico, oggetti di linguicidi e stupri linguistici continui.

Salvini, anzi, ora che ha responsabilità reali in quanto Ministro dell’Interno, deve calibrare propaganda e fatti, ogni mossa falsa sarà passibile di sanzionamento dal basso (il suo elettorato) e dall’alto (istituzioni e normative sovranazionali). Qualsiasi siano le sue mire non potrà rischiare di dilapidare il consenso costruito sulle pulsioni gastroenteriche con passi falsi.

Invece, Saviano può. Deresponsabilizzato dalla marginalizzazione della Sinistra può dire “adesso tocca a voi latrare”. Può e deve, secondo le aspettative di un consolidato establishment che non ha mai smesso il braccio di ferro con le nuove forze di governo.

Può, con strategico inganno, farsi portavoce delle vedove scalzate da posizioni di potere pompare la figura di un Salvini in ossequio al karma della Sinistra italiana, incapace di un pensiero da decenni e pronta a serrare le fila solo in presenza del nemico, il mostro, ieri Berlusconi, oggi Salvini appunto.

Presto poi si scoprirà, come già col condannato in via definitiva, a cui la stessa Sinistra a corto di argomenti consegnò decenni fa il Paese, che è tutta una finzione.

Ma intanto Saviano può – è autorizzato, pare – pasturare l’odio, fingendo di combatterlo, con l’effetto collaterale di continuare a vivere della buia luce riflessa che, in assenza dei Salvini, lo costringerebbe a smanduriare i follower con svenevoli selfie qui e là, tra una gita nelle langhe per presentare un libro e una puntata del Supplente.

Perché criticare le scelte dei governi (anche) di Sinistra sui traffici d’armi e le politiche predatorie che affamano i continenti da cui scappano i migranti è un’impresa inane e, siccome il popolo è già in braghe di tela (ma le politiche che ce l’hanno messo in questi anni sono sotto gli occhi di tutti) non gli si può chiedere di mobilitarsi e sostenere battaglie eroiche, di respiro mondiale, che investono i rapporti con stati tiranni, bande armate che si contendono pezzi di paesi, cartelli del capitale sovranazionali, altro che serie su Netflix

Niente. Più pratica la scorciatoia dell’esaltazione del nemico, fomentando l’odio. Un film già visto.


AGGIORNAMENTO – MARTEDI’ 10 LUGLIO 2018

SANDRO VERONESI E I SUOI PAGGI, “CORPI PREZIOSI” CHE SPURGANO ASTIO

Sul Corriere del 9 luglio Sandro Veronesi scrive a Roberto Saviano: «Mettiamo i nostri corpi sulle navi che salvano i migranti». Non corpi qualsiasi, ma «i corpi più importanti del nostro Paese — cioè quelli più valorosi, più ammirati, più amati, più belli, più dotati, più preziosi, più popolari, più desiderati». Soprassedendo sulla vacuità pretestuosa da spin doctor pro Salvini – che affligge da tempo la sinistra (vedi sopra), ma colpito dal formidabile dettaglio, gli ho chiesto quale Auctoritas avrebbe stabilito chi fossero gli individui dotati di tali, preziosi corpi. Qui sotto le non risposte:

Prima Parte di dialogo con Sandro Veronesi

Io: , quale Auctoritas decide di chi sono “i corpi più importanti”, “i più valorosi, più ammirati, più amati, più belli, più dotati, più preziosi, più popolari, più desiderati” da “mettere” sulle navi delle ?

Sandro Veronesi: Avevo in mente che lo decidessi tu

Io: Rispostina arrogante, che tradisce l’ipocrisia e lo svuotamento di senso di fattura tutta ideologica sotteso dalla tua proposta. Ti vedo inciprignito. Ma non sapere (volere) rispondere a questa semplice domanda suggerita dalle tue stesse parole per uno “scrittore” è rivelatorio.

[Qui Giulio Cavalli “cuora” la rispostina di Veronesi]

Io: Dimmi , sei nella lista dei “corpi preziosi”. Te lo chiedo con rispetto, come ho fatto con @SandroVeronesi, che però fa lo sfuggente. Parliamone. Contribuiamo con un po’ di “senso” al dibattito invece che con slogan. Un saluto

Veronesi: Con rispetto a lui, non a me. Furbetto, “scrittore” tra virgolette, assumiti le responsabilità… Non mi intetessa nulla del rispetto, intendiamoci, che è parola mafiosa. Ma di certo tu stai mestando nel torbido, e perciò ti saluto.

Io: Torbida è la tua proposta e il tuo non rispondere, Sandro. Il problema dell’Auctoritas che decide è il centro di questa svolta epocale, l’hai tralasciato perché reputi “prezioso” il tuo corpo e quello di pochi altri, sembra. Ecco il dramma che spiana la strada ai Salvini, capisci

Nel frattempo con vieta tecnica social Veronesi “porta” la discussione nella sua timeline chiedendo soccorso ma senza riuscire a non sbroccare (bloccandomi), coadiuvato da un Giuseppe Genna in caricaturale versione da paggio, che si abbandonerà persino al vituperio con pavloviana, ebete e vigliacca foia, evocando addirittura gerarchi nazisti, ma solo dopo avermi bloccato l’accesso alle sue ispirate scritture su Twitter:

Il naufragar non gli sarà dolce in quel latrare.

 


About Giampaolo Spinato

(Milano, 1960) ha pubblicato Pony Express (Einaudi, 1995), Il cuore rovesciato (Mondadori, Premio Selezione Campiello 1999), Di qua e di là dal cielo (Mondadori, 2001), Amici e nemici (Fazi, 2004), La vita nuova (Baldini Castoldi Dalai, 2008). Scrittore, giornalista freelance e docente universitario, scrive per il teatro e ha fondato Bartleby – Pratiche della Scrittura e della Lettura.

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