IL LINGUAGGIO MILITARE DEL TOSSICODIPENDENTE (Che viene quando posta e non se ne fa più niente della testa da quando gli è rotolata via sul palcoscenico dei social)
“Attaccare” e “difendere”. Ragionare e approfondire? Troppo difficile. E poi: chi te lo fa fare, se giocare al lupo travestito d’agnello (o viceversa) ingrossa le fila delle “armate” adoranti che “possono cambiare le cose”. Se ergersi a paladini contro il cyberbullismo praticando con raffinata perizia proprio la sopraffazione arrogante e coatta del bullo è premiata. C’è da da calpestare, ferire, annientare chi non la pensa come me. C’è da averci ragione, avere conferme. Ho bisogno di haters e nemici. Li pasturo fin nelle fogne di a colpi di insulti, invettive. Il linguaggio militare, le sue strategie, le sue tattiche, sono tutto quello che mi serve. Persuadere, riflettere? Non ho tempo da perdere. Datemi la mia dose di dopamina quotidiana. Fuori da questo post, tutt’intorno a questi 140 caratteri, non c’è più niente. Se non l’oceano di disperazione in cui annaspa il mio Ego. Vi prego, non attaccate il Mondo dei Like che salva le nostre vite insensate in questo Mediterraneo in cui anneghiamo ogni giorno. È la #ParanzaDelMarkeTTing, bellezza. Il social network è il mio salvagente. Vi scongiurom datemi follower.
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