di Ida Bozzi
[questo testo è stato letto da Paolo Cosenza al Teatro Out Off il 15 marzo 2004, nel corso della Serata Bartleby di Città in Condominio, seconda edizione]
– Io, certo che me le prendo le pastiglie, io. Hai sentito di quei tre
extracomunitari che si lamentano perché gli danno le pastiglie di
calmanti di nascosto? A Bologna. Ho letto il giornale anche al
contrario, mi rompo talmente, qui. Hai capito, tutti prendono le
pastiglie, vai in aereo ti danno una pastiglia, vai dal dentista ti danno
una pastiglia, sbarchi a Brindisi con gli albanesi ti danno una pastiglia,
ti condannano a morte ti danno una pastiglia. Il più pezzente gli danno
una pastiglia, e io chi sono? Anche se a me le pastiglie non mi fanno
‘sto gran che. Sono un caso un po’ particolare, io. Ah sì. Non ci credi.
Ride, lei. Ridi ridi. Infatti io seguo anche un ciclo sonno-veglia
controllato. Eh, tu fai yoga alle sette con quella specie di stregone, io
faccio il sonno-veglia controllato, sì. Prima mi tengono sveglio tre
giorni a furia di pacche sulle spalle, e poi quando mi lasciano dormire,
dormo una vita. Un giorno, due. Sì. Un caso particolare. Speciale.
Sono carico come un cannone, io, con tutto che prendo le pastiglie. Il
mio amico, qui? Macché, lui… Caro vecchio Roberto, così si chiama,
Roberto. Ma sì, non può parlare. Difficile spiegarlo, ma almeno non
disturba, he he. Sì, ogni tanto ha qualcosa da dire, ma non può, he he,
così parliamo noi. Siete carine, tutte e due: Marta e… e… Alice, ciao
Alice. Possibile che qui dentro ci siano solo persone carine? Credevo
che fosse un manicomio. Ah no? E allora che posto è. Tu, splendida,
siediti qui vicino a me. A-li-ce. Dai, spiegamelo tu. Un reparto. Ho
capito anch’io che è un reparto, ho firmato. Un reparto di ospedale,
no? Dai, però, non fare così, dai, smettila di ridere, siamo depressi,
guarda come ci guardano gli infermieri. E su! Allora, è il reparto
grandi depressi dell’ospedale più carino della città. Un reparto grandi
carini. Tu sei carina. Altroché. No che non sei grassa. Dove sei
grassa? Eeh? Qui? Ma qui è giusto essere grassi. Grassottelli. No, non
sei grassa. Sembra che sei fatta tutta a punte. Davvero. Perché dovrei
dirti una bugia? Sei giusta. Oh, per me sì. E la tua amica? Nooo.
Come, una che si spoglia. Nuda? Beh, e sarebbe una cosa da curare?
Allora speriamo che sia contagiosa! Scherzavo. Dico, mi pare molto
interessante. Deve aspettare ancora qualche anno, forse, ma poi
diventa un modo come un altro per… Aah, si spoglia per strada.
Interessante, e molto coraggioso. Ma se l’ha fatto in pieno inverno ha
rischiato di prendersi una polmonite. Forse è per questo che l’hanno….
Ma è più piccola di te, di sicuro. No, tu hai l’aria di una ragazza
grande. Eccome. Andresti proprio bene per me. E non glielo dire, ma
la tua amica, Marta, lei piace parecchio al mio amico. Roberto, qui. E’
mezz’ora che mi dà i colpi sotto al tavolo. Perché non parla. Uff, è
andato fuori di testa e si è fatto male alle corde vocali. A lui gliele
danno doppie le pastiglie. Fanno bene a dargliele, anche di nascosto,
come agli extracomunitari. Ma come si fa. Ogni tanto dice bleeh, dice
nghee, ndeee, sentilo, una cosa pietosa. Ma stai tranquillo, gli dico!
Come si fa a fare una cosa del genere. Roberto, vacci a prendere
qualche Coca alla macchinetta. Dai, per tutti, qui. E adesso vi
racconto. Sst! Lui ha fatto una vera stronzata. Ma come ridi bene, ridi
ancora. A-li-ce, che nome carino. Sapete cosa ha fatto? Guardate che è
da non credere. E’ entrato in un bar, con i colleghi dell’ufficio,
normale, come tutti, no? Per la pausa pranzo. Ma gli devono aver tolto
la gratifica, o gli hanno cancellato un progetto che gli valeva una
gratifica, non ho ben capito. Eh, ngheee, nghaaa, mblaa, cosa capivo.
E allora lui quel giorno, mentre erano tutti lì a prendere il caffè, tac,
ha preso un cucchiaino e se l’è cacciato in gola davanti a tutti. Così.
Ha fatto aaaaaaah, e se l’è cacciato giù. Ovvio. Ovvio che ha tirato su
anche l’anima. Addosso a tutti, ti immagini che schifo? Oh, anche tu…
tu fai… ma va? Beh, ma lui faceva sicuramente molto più schifo.
Comunque, il cucchiaino no, quello non l’ha tirato su. Gli si è
incastrato, è rimasto giù e gli ha tagliato qualcosa, dentro, giù in
fondo, fatto sta che non parla. Blaaa, nghaaa, naaaa, eccolo che torna,
sst! Finta di niente, finta di niente. (a voce alta) Ehm, ehm, capito che
agli extracomunitari fanno bene a dargli le pastiglie? Te le danno in
aereo, te le danno dal dentista, farebbero bene a darle anche nei bar…
He he he, noo Roberto, mica ho detto niente. Noo. He he. Stavamo
parlando di fatti di cronaca. Sì. E poi Alice voleva sapere che cosa ho
fatto io. Io niente. E se facevo qualcosa, guarda, mica finivo qui. Noo,
finivo in galera, io. Oppure mi facevano il trattamento sanitario
obbligatorio e me la sognavo la bella clinica, con le belle ragazze.
Belle sì. Tu bellissima. No, non grassa. Sei magra da far paura, ma
non mangi mai? Io che cosa ho fatto. Niente. Sono sceso al
distributore. C’era mia madre in macchina, poi c’era una con cui
stavo, poi c’era suo figlio. Suo figlio, non mio, io non ho figli. Che
cazzo. Scusa. Ma ti sembro uno che ha figli? Così scendo per fare il
pieno di benzina. Ma ho solo dieci euro. Il Bancomat non funziona. Il
tizio dietro di me si sporge dal finestrino. Il bambino deve fare la pipì.
Allora niente. Ho messo i dieci euro nel distributore. Ho schiacciato il
pulsante. Poi ho pensato vaffanculo. Così. Vaffanculo. E mi sono
versato la benzina addosso, anche sui capelli, in testa, nel collo. Da
quando sono piccolo mi piace da pazzi l’odore di benzina. Lo annuso,
me lo respiro a bocca aperta, che cosa vorrà dire? Nessuno sa
spiegarmelo. Forse era destino. E ho cercato l’accendino ma non l’ho
trovato. La stronza ce l’aveva lei. Così niente, sono rimasto lì bagnato,
con tutti che gridavano… Ridi. Ridi, ridi. A-li-ce. Ma dì un po’, sei in
camera con la tua amica Marta-che-si-spoglia? No, perché io sono in
camera con il mio amico Roberto-che-non-parla. Siamo fatti l’uno per
l’altra, non trovi? Dico il destino. Dico quando si spengono le luci.
Eh? Dai che non è mica male stare qui. Reparti misti. Camere
ammobiliate. Ci facciamo una cannetta. Poi si vede. Ridi. Ma ridi sì o
ridi no? Dai che ridi sì. He he. Io gli scrivo agli extracomunitari di
Bologna. Venite qui. Vi prendete la pastiglia. Ve ne state tranquilli.
Zitti. Buoni. Lavàti e asciugàti. Profumàti. Senza accendino. Senza
soldi. Senza figli. Senza un cazzo di niente. Ma però guarda che razza
di figa c’è in giro.