IL PARTITO DEMOCRATICO? (“Ha la faccia come il culo”)
Ho seguito con curiosità il dibattito su “Hai la faccia come il culo”, la frase indirizzata da Roberto Giachetti all’indirizzo di Roberto Speranza all’assemblea nazionale del Partito Democratico. Fra le persone che ho conosciuto in alcuni decenni nei diversi ambienti lavorativi, quelli che, come Debora Serracchiani e il Premier, hanno riso e approvato l’affondo condividono queste precise caratteristiche:
1. Un’età che li identifica come maturi, alcuni già vecchi
2. In quanto tali sono fra i più livorosi utenti dei social, perfettamente disciplinati dalla legge del “Mi sfogo quindi esisto”
3. I più sono saldamente ancorati a consorterie amicali contratte con omologhi membri di redazioni, amministratori, università, fondazioni, etc., che gli hanno sempre consentito di avere stipendi sicuri e ferie pagate anche in caso di licenziamento o improvvisa débâcle dell’azienda per cui lavoravano
4. Qualcuno se la sfanga in tal modo da sempre assai bene fra Capalbio, Bonassola, Engadina (e magari tirava le molotov negli Anni Settanta, ma questo di solito si espunge dal curriculum)
Particolare non trascurabile: spesso, spessissimo hanno figli, nipoti, allievi/e particolari (e a volte anche amanti o compagni/e più giovani di 20/30 anni, che fa tanto “in”) da sistemare.
Insomma è la Migliore Sinistra un po’ attempatella, quel maggioritario ma raccogliticcio esercito di ex-Dc, ex-Pci, ex-Psi, ex-Rifondazione, ex-Pri, che non avrebbe neanche bisogno di piatti di lenticchie ma, per farne avere uno ai figli (molti dei quali parecchio cazzoni), sta facendo il diavolo a quattro per tenere lassù un Renzi qualsiasi insieme ai soldatini che sparge e vorrebbe continuare a insediare in tutti i punti chiave del Paese per poi mettersi in fila a riscuotere i debiti nelle solite redazioni dei giornali, nei Dipartimenti, nelle Asl, negli uffici regionali e comunali, nelle banche, nelle televisioni, nelle Accademie e dovunque ancora vivacchiano o lavoravano fino all’altroieri.
La clamorosa toppa degli analisti è questa: il Partito Democratico non è ostaggio delle sue origini cattocomuniste. Non sarà dilaniato dalle due anime inconciliabili che l’hanno fondato “costringendosi” a una coabitazione tattica spacciata per un nuovo, moderno ideale socialdemocratico.
No. Qualsiasi siano i rapporti di forza che scaturiranno da scontri dozzinali come il “Faccia da culo” di domenica 18 dicembre 2016 , finché ospiterà questi personaggi abituati a consolidare per aggregazioni familistiche i propri sicuri orticelli, il Partito Democratico sarà condannato alla farsa. A un ansimante, logoro e mai al passo coi tempi STORYSELLING. Che ai più, per indorare la pillola suicida, piace chiamare “narrazione” o storytelling perché fa più figo e perché in pochi leggono i libri di marketing (ma anche “solo” un qualche godibilissimo Gogol o Musil, via) con cui si potrebbe in quattro e quattr’otto sbugiardarli.
P.S.: Non ho tessere di partito e non simpatizzo con alcuno. Studio, osservo, penso, e poi scrivo.
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— Giampaolo Spinato (@GPS_SPINATO) 19 dicembre 2016
#Marino assolto
Non ho sentito, qualcuno ha chiesto scusa? https://t.co/XlFztmqOld#ILWEBETECOMERISORSA ツ #pdnetwork #facciacomeilculo pic.twitter.com/clc1lDMsrX
— Giampaolo Spinato (@GPS_SPINATO) 9 gennaio 2017