Il campo di calcio

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di Giammarco
II I N dell’Istituto Professionale “Pacinotti” di Pistoia – anno scolastico 2004-2005

[Racconto scritto nel corso del laboratorio La storia mia più bella e letto durante lo studio – dimostrazione II IN CHE CLASSE!].

IL CAMPO DI CALCIO

E’ il campo più amato dai ragazzi di tutto il mondo.
Il suo splendore sta nel colore verde dell’erba.
La linea della porta, dell’area di rigore, del cerchio di centrocampo, contribuiscono ancora di più alla bellezza.
Corro, sudo, mi arrabbio, offro tanti consigli alla squadra di fiducia. Accetto la sconfitta, accetto il mister che si arrabbia con me perché non sono in giornata. Oppure potrebbe essere che io e il calcio siamo due mondi diversi. Insomma, accetto qualsiasi cosa.
La bellezza del calcio però forse sta solo nell’urlo dei tifosi quando giochiamo, soprattutto in casa.
E’ un’emozione unica.

Siamo alla vigilia.
Manca un giornata all’inizio del partitone.
Sono le 16:30. Solita corsa, solito stretching, soliti tiri, solita partitella.
E’ questo il solito programma del mister.

Passa un’ora e il mister mi dà la disponibilità ad ascoltarmi.
Gli metto una mano sulla spalla e gli dico:
– Domani, mister, o mai più.
Il mister capisce subito cosa voglio dirgli precisamente, era già successo una volta che fossi escluso.
Avevo paura che questo si ripetesse.
Con un tono alto e convinto dice di sì.

La notte non respiro, tra ansia e curegge del mio migliore amico.
Tremo per domani.

Arriva il grande momento.
Arriva il Napoli, prima in classifica con 72 punti.
Poi noi con 70 punti.
Se vinciamo andiamo a 1 in più dei rivali numeri uno.

Siamo nello spogliatoio e siamo in venti.
Uno però deve andare in tribuna.

Il mister dice la formazione.
Del Corona tra i pali, linea a tre con Zini, Governali e Simoni.
Quattro centrocampisti con Di Nuzzo e Orrù, i due esterni.
In mezzo Fabbri e Sciarra come intercentristi.
Grimaldi rifinitura a sostegno delle due punte, Cioffi e Levantu.

La rabbia mi assale velocemente e cerco di mantenermi calmo a sedere.
Il mister comunica chi deve andare in panchina a sedere.
Sono io.

Durante la partita vedo alcuni che mi fissano con rabbia, altri che mi vorrebbero picchiare.
Questa è la gente di adesso.
Questa solita gente una volta mi applaudiva quando toccavo ogni pallone e adesso perché ho sbagliato una volta un rigore vorrebbero solo menarmi.

Giammarco

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