“Il bosco” e altre storie

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degli allievi della II IN dell’Istituto Professionale “Pacinotti” di Pistoia – anno scolastico 2004-2005, SECONDA PARTE

[Una raccolta di brani tratti dai racconti scritti nel corso del laboratorio La storia mia più bella e letto durante lo studio – dimostrazione II IN CHE CLASSE!]

IL BOSCO

Il bosco è un luogo misterioso colmo di pericoli e imprevisti.
Io mi rispecchio in esso, un ragazzo dubbioso e insicuro e, come il bosco che fa paura, anch’io alcune volte ho paura di affrontare le mie difficoltà.
Però il bosco non è sempre malvagio. Anzi, il più delle volte la gente vi si reca per riuscire a distrarsi dalle preoccupazioni e dal caos cittadino.
Io dietro casa ho un bosco!
Non dico che sia grande, ma lì, seduto sul prato, anch’io riesco a distrarmi e secondo me non c’è sensazione più bella che starsene da soli a pensare.
[…]

Mauro

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LA FINE DELLA SCUOLA

Driiiiin!
Cosa? E’ già l’una? Ero proprio in coma scolastico! Meglio così, una volta tanto il tempo passa più in fretta e per oggi fine della tortura. Bella lì. ‘Sta volta ce la faccio: scavalco il cancello. Non voglio arrivare a casa fra venti minuti perché devo fare il giro di questa prigione per uscire…nooo: piove! Non ci credo, proprio oggi che mi ero deciso a farlo! Ormai sarà tutto bagnato, non ce la farò mai a scavalcarlo.
Avanti, non posso arrendermi e tornare indietro.
Arrivato a questo punto sarebbe assurdo. No, no, impossibile, troppo scivoloso. Poi se cado, che figura ci faccio? Anzi no, chi se ne frega della figura che faccio: se cado cado. Non voglio tornare a casa zoppicando. Però ce la potrei fare, basta stare attenti. Devo farcela!
Sì, ho deciso: scavalco!
[…]

Marcello

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CHE C’HAI MICA UN PO’ DI FUMO

Camminavo. Tornavo a casa. Avevo finalmente trovato lavoro… PANIFICIO GIUNTINI !
Cavolo però: dalle tre del mattino fino alle undici….sempre di mattina eh…
Mentre tornavo a casa un ragazzo dirigendosi verso di me mi chiese:
– Che c’hai mica un po’ di fumo?
– Ho smesso di spacciare…
A regola a lui non entra in testa il concetto perciò insistendo dice:
– Dai che ce l’hai e non me lo vuoi dare!
Il punto è che quando tentai di allontanarlo… non so come abbia interpretato il gesto, ma iniziò a tirarmi cazzotti nel volto. Ma di brutta maniera! Mica potevo farmele dare così senza neanche reagire?!
Dopo un paio di manate mi fermai e pensai:
– Ma guarda: è strafattissimo, non posso mica rovinarlo!
Il giorno seguente nella stessa strada un suo amico di diresse verso di me con l’aria un po’ sfavata.
– Me le vorrà dare? Ora è un casino! Bada com’è grosso!
[…]

Giovanni

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13:30

13:30, la fine degli studi. Esco di scuola e come tutti i giorni mi fermo a fissare lei, la sua bellezza, i suoi occhi e le sue labbra: com’è bella!
La squadro tutta da cima a fondo. Mi fermo agli occhi, per un momento mi presta attenzione, mi fa venire la pelle d’oca.
Poi svanisce tutto perché arriva lui col suo sguardo a bullo, la prende per mano e la bacia. Il sangue mi corre veloce, il fumo mi esce dalle orecchie fino al punto di voler spaccare tutto.
Altro giorno, solita ora, esco dalla gattabuia per vedere l’inferno, anche se stranamente oggi è da sola. Mi sorride. Allora mi faccio avanti, con voce tremolante mi presento. Ci chiacchiero un po’ e infine gli chiedo se gli va di uscire. Alla sua risposta il cielo da grigio diventa celeste e limpido come l’acqua. Il cuore mi batte e la pelle diventa fredda.

Alessio

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IL COMPITO D’INGLESE

Sono a scuola. Devo fare un compito di inglese. Ho cercato di farmi un bigliettino con cui aiutarmi ma siccome quell’ imbecille della prof mi ha sgamato son rimasto senza e allora come faccio? Mentre faccio o cerco di fare il compito alzo un po’ la testa e vedo che tutti i miei compagni stanno scrivendo a tutta randa. Alla fine vedo che tutti consegnano con il sorriso stampato in faccia. Io sono tutto il contrario. Non ho scritto niente e sono tristissimo.

Antonio

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6 MAGGIO

Sabato 6 maggio.
Mi sveglio di colpo per la confusione che fa mio fratello per andare al lavoro.
Penso come cazzo fare a resistere a scuola.
Dunque mi alzo, mi vesto e mi incammino con la speranza di trovare qualcuno che faccia forca con me! Arrivato davanti al portone principale vedo tutti i miei compagni di classe a chiacchierare e avvicinandomi sento chiamarmi per un mega forcone di classe!
Andiamo a giro tutto il giorno a fare casino e rompere i coglioni alla gente, così fino alla sera. Dopo la discoteca decidiamo di andare a dormire da un nostro amico. La serata cominciava bene eravamo tutti pronti per non dormire. Ci mettiamo a mangiare, giocare alla Play e guardare pornazzi alla TV. Siamo andati avanti così fino alle 5, facendo un casino da svegliare tutto il condominio.


Francesco

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IL FIGLIO DI MUSSOLINI

– Papà, papà, ecco la pagella!
Il Duce la prende e inizia a leggere interessato.
Sottovoce tre o quattro bestemmie.
Il figlio preoccupato indietreggia chinando la testa, quando suo padre… SPAM! Una labbrata!
Il figlio prendendo la pagella dalle mani di suo padre inizia a scrutarla cercando di capire cosa non andasse bene.
– Sei…Sette..Sei…Otto…Sei…Sei…Sette…Cinque!
– Cinque? Diritto? Hai cinque a diritto? Il figlio di Mussolini? Ma ti rendi conto? Come farai a diventare un politico?
– Pff…politico!
– Sì, politico!
– No, no, no! Non ci pare proprio! Non voglio mica sparare cazzate dalla mattina alla sera!
– Vorresti dire che io sparo cazzate dalla mattina alla sera?
– Sì, di molte volte sì!

Leandro

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LA GUERRA

Un periodo storico molto importante: era l’anno 1939 quando cominciò la Seconda Guerra Mondiale.
Da tutte le parti d’Italia e soprattutto dai paesi esteri partirono milioni di soldati consapevoli del fatto che forse non sarebbero tornati a casa.
La guerra durò circa sei anni e durante questo periodo persero la vita milioni di persone, molti innocenti. Quelli che ebbero la fortuna di sopravvivere erano un gruppo molto ristretto rispetto alle percentuali iniziali. Molti di loro, increduli di essere sopravvissuti, cercarono riparo sulle montagne, rivelandole un posto al sicuro dai bombardamenti, che colpivano soprattutto i posti più affollati, tipo le periferie.

Andrea

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