CHI SCRIVE, CHI LEGGE: LA COMPRESENZA DELLE FIGURE (Appunti)
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Il primo Lettore di un libro (o di una semplice storia, un racconto, una narrazione e, in definitiva, di un qualsiasi altro testo) è il suo stesso Autore. Quest’ultimo, contrariamente a quanto siamo abituati a credere, non ha affatto l’esclusiva paternità di quel testo che, anzi, se fosse per lui, per l’Autore e per le – di solito – stolide parole con cui promuove quello che scrive, illudendosi di aggiungere qualcosa a ciò che non gli appartiene affatto in esclusiva, non perverrebbe nemmeno allo statuto minimo di testo con un senso compiuto. Il rapporto (il conflitto, l’amplesso, l’equilibrio, il disequilibrio, la battaglia o il confronto, etc.) fra entrambi, Autore e Lettore aurorali, fornisce una chiave interpretativa molto interessante non solo sul “funzionamento” del testo ma addirittura sul suo valore, comprensivo delle risultanze estetiche ma anche di quelle etiche, psichiche e del crogiuolo di autenticità o menzogna da cui entrambi si sono disposti a passare, affrontando o aggirando gli eventuali ostacoli e snodi. Quel Lettore e quell’Autore, poi, sanno più di chiunque altro come stanno le cose. Sanno in senso intimamente intuitivo e tecnicamente non ostensibile. Conoscono cioè, prima ancora che altri lettori e altri autori, e critici e/o partecipanti ai/dei loro testo glielo dicano, quanto quest’ultimo vale, ovvero fino a che punto reale e non approssimativo di compenetrazione con la sua storia si è spinta la loro felice/infelice, armoniosa/problematica, complice/conflittuale relazione. Tutto ciò che l’Autore (in veste di interpete, e quindi Lettore) potrà dire in seguito sul proprio testo è destinato a non aggiungere niente. Così come il testo (libro, storia, racconto, etc.) destinato com’è solo ad alludervi per mezzo di immagini, azioni e figure, non potrà che tacere a priori della sua segreta scaturigine e dell’euforia, dell’ambizione, della lacerazione, del progetto e della sorpresa, della tracotanza, del pentimento e di quant’altro abbia segnato il corpo a corpo di quell’uno, l’Autore, con l’altro, il Lettore. Tanto vale imparare a convivere con questa naturale scissione e con il senso che ne può dilagare, contagiando il lettore/autore che in seguito leggerà, riscrivendo a sua volta, la storia. Se non altro per risparmiare energia: molti inutili equivoci (e chiacchiere) prima durante e dopo la scrittura o la lettura di un libro, un racconto, una storia sfiaterebbero per inconsistenza invece di assediarla con la loro escrescenza nebbiosa.
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