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“Il mostro” presenta ABB (Anders Behring Breivik)

[E per Natale ha sfornato un Panettone, un Pandoro e un Torrone: https://soundcloud.com/iosonoilmostro]

Marco Rip Turconi (voce, ukulele, testi) con Marco Meroni (chitarre), Stefano Gilardi (basso) e Daniele Ferrara (batteria) sono Il Mostro e ABB (Anders Behring Breivik) è il loro primo singolo:

La band

Il Mostro è una band nata a inizio 2011, quasi per scherzo, da un gruppo di amici di vecchia data con numerosi ed eterogenei precedenti progetti musicali. Qualcuno aveva fatto punk, qualcuno elettronica, qualcuno rock-blues.

Nel disco (che dovrebbe uscire in autunno) si troveranno notevoli influenze e commistioni di generi, restando però sempre fedeli ad un suono “analogico”.
Per quanto riguarda i testi, raccontano – in modo talvolta esplicito, talvolta metaforico – di “mostri” dei nostri tempi.
Dal mostro in stile “M” di Fritz Lang alla figura del clochard reietto, dal Capitano Ahab di Melville alla rappresentazione delle più subdole perversioni della nostra società.

Perchè un brano ispirato a Breivik

Di Breivik si è scritto in lungo e in largo, e il suo caso appassiona molto la stampa.
Noi, che siamo una band rock – che non a caso si chiama Il Mostro – e non dei giornalisti, ci siamo permessi di immaginare l’inimmaginabile, e cioè la strage norvegese proprio dal punto di vista del “mostro” . E nel fare ciò abbiamo azzardato un collegamento fra la violenza dell’odio anti-multiculturalista e xenofobo e un altro indubbio segno dei nostri tempi: l’abitudine alla violenza “giocata”.

Breivik – il cui ghigno imperturbabile ricorda a tratti il Caligola di Camus – appartiene alla generazione dei videogiochi cosiddetti Sparatutto in prima persona, cui anche la società più perbenista sembra essersi abituata, dopo averli condannati e osteggiati per anni.

Abbiamo tratteggiato una piccola “storia” degli sparatutto: dal primordiale “Wolfenstein 3D” – che proprio quest’anno compie 20 anni e che allora giocava con le fantasie anti/filo-naziste – ai più recenti, sempre più evoluti graficamente, che hanno abbandonato le dimensioni fantasy per cercare di simulare la realtà virtuale perfetta. L’obiettivo è da sempre stato uno: maggiore immedesimazione, maggiori emozioni e divertimento per il ragazzino.

Noi non sappiamo se Breivik sia stato da adolescente un videogiocatore incallito, ma sappiamo che le modalità di svolgimento della strage di Utoya – che gli atti dei processi confermano essere stata compiuta da un solo individuo! – ricordano molto le missioni dei videogiochi sparatutto.

Come spieghiamo nella schermata finale del video, in inglese: “Se è vero che un mostro ci terrorizza e al tempo stesso ci attrae, se è vero che ci induce a distogliere lo sguardo e contemporaneamente ci seduce, nel caso di Breivik l’indignazione per la morte di 77 innocenti convive con lo stupore dinanzi a un folle piano portato a termine in modo impeccabile. La condanna ferma e assoluta di un atto di feroce violenza convive quindi con il perverso fascino della risolutezza e imperturbabilità, che hanno contraddistinto l’assassino nel compiere la carneficina e, successivamente, durante i processi.”

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