P&S – Verso la Narrazione 2004

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Il Progetto e la Sorpresa – Verso la narrazione, 2004 – [Cinzia Morselli]

Cari Giampaolo, Laura, Mara, Graziella, Tina, Erika, Marco;
prima di tutto grazie.
E poi volevo tentare di raccontarvi quello che questa esperienza è stata per me, così magari cercando di dirlo a voi riesco a capirlo anch’io e questo mi farebbe tanto bene.
“Abbracciare senza riserve il proprio compito nella vita e nello stesso tempo rinunciare a dare per scontata una volta per tutte questa scelta significa essere disponibili alla scoperta”.
Vi ricordate? Il volantino del primo ciclo di incontri “Il progetto e la sorpresa”.
Ho sempre pensato che bisognasse “abbracciare senza riserve il proprio compito nella vita” e ho sempre cercato di vivere così, e adesso dirò una cosa che fa sorridere anche me, ho sempre cercato di vivere tutte le cose che mi capitano con “passione”. Insomma di esserci sempre, senza deleghe, senza risparmio, prendendomi fino in fondo le mie responsabilità . E questo io credo, sia profondamente giusto. No, non è vero, non mi interessa che sia giusto. E’ solo così per me, è la mia verità di adesso (di sempre), ma solo la mia. Mi ha fatto piacere però condividerla con voi che eravate lì anche per quello.
Solo che poi si arriva ad un certo momento in cui devi “rinunciare a dare per scontata una volta per tutte questa scelta” Succede e basta. Senza premeditazione. Non è facile. Ma può succedere. E sto imparando che può succedere di tutto. Voglio dire che ho rinunciato (che sto tentando di rinunciare) a tanti legami che hanno condizionato nel bene e nel male quello che sono. Che non rinnego, ma che voglio superare. La mia formazione per esempio. Una formazione che mi ha permesso di fare quello che avevo sempre sognato di fare: l’insegnante. Adesso voglio riprendere a studiare: quello che mi è sempre piaciuto ma che non ho mai studiato, perché prima dovevo pensare a sistemarmi.
Le mie bimbe, e non sapete quanto mi costi parlare di loro che sono in assoluto la “cosa” che mi è riuscita meglio (entrambe non mi assomigliano per nulla) e a cui tengo di più. Ho sempre pensato che prima di tutto dovevo essere madre per loro. Adesso penso che prima di tutto devo essere una donna per poter essere la loro madre.
“significa essere disponibili alla scoperta” E io sto scoprendo tante possibilità, tante opportunità, tante curiosità . Non è idilliaco. E’ soprattutto sofferenza almeno per adesso, perché vuol dire anche prendere in considerazione il fatto di aver sbagliato tutto e di dover ricominciare. Ma nonostante tutto, nonostante la fatica, credo che ne valga la pena.
“E’ questa suggestione, la necessità di un ininterrotto dialogo tra progetto e sorpresa…
…perché quel “ritiro”, la rinuncia alle gerarchie del dover essere e del dover fare, può permetterci di stabilire l’unico contatto che conti davvero, quello con il significato delle cose.”

Adesso, Giampaolo, che tu lo voglia o no e indipendentemente da te, queste parole per me hanno un significato che non è più quello che tu volevi dargli, ma il mio. La fatica della rinuncia, l’elaborazione dell’assenza, la disponibilità a mettersi in gioco. (Bello il tuo libro sul sequestro Moro, ma io ho letto un libro sul rapimento di un uomo, un presidente che mi è piaciuto di più).
Ed ecco che arriviamo alla lettura e alla scrittura. Vi ho mai detto che quando penso a un bel libro che ho letto mi viene l’acquolina in bocca? Sarà perché ho sempre mangiato da sola leggendo, ma i libri e il cibo sono due cose che associo come piaceri e che sono indispensabili per vivere. (Nel periodo in cui mi era diminuito l’appetito non riuscivo più a leggere).
Adesso la scrittura. Inutile dire che mi piace scrivere. Devo confessare invece che non l’avevo mai detto a nessuno, perché me ne vergognavo? (le solite menate di una che ha tanto tempo da perdere, meglio un corso di cucina). Per pudore? E’ una cosa mia, solo mia. Non lo so. La paura di essere giudicata, forse. Ora rivendico il mio diritto di avere dei sogni. La scrittura per me è anche questo. E non importa se per gli altri sono una mamma quarantenne con due figlie, una gatta e un marito da accudire. Voglio dire che il dialogo tra progetto e sorpresa comprende anche la capacità di accettarsi: io sono così, purtroppo o per fortuna: una sognatrice, idealista, menosa, con le camicie da stirare sempre per il giorno dopo e la polvere sui mobili, e anche un po’ sciroccata.
O forse non sono tutto questo. Questo è solo quello che ho detto di essere, quindi solo una infinitesima parte di me, che non è più, nel momento stesso in cui avrò finito e salvato il file.
(mi sto prendendo un po’ in giro).
Capito come, Giampaolo? E’ come se tutto quello che ho imparato, fondamentale, non sia servito a niente e io ho aderito solo perché ho riconosciuto la risposta al un mio bisogno. Semplicemente. E allora è questo “Involuzione”. Senza giudizio. Io. Che non riesco a cambiare. Io che non riesco a raccontare.
Non so se si è capito una cosa: mi mancheranno molto i nostri appuntamenti. Erano il “posto” dove potevo parlare di queste cose senza il timore di venir presa per folle. Con delle persone che mi piaceva anche ascoltare. Sapete io sono convinta che niente capiti per caso. “Progetto” “Disegno”
Ma anche “Sorpresa”. Accoglienza e secondo me centra. Un mio amico molto caro dice che di queste cose non bisogna parlare in pubblico, ma io credo di si, e comunque a voi voglio dirlo: è passata anche di qui la mia ricerca di unità .
Lo so esagero sempre. Ma se non posso esagerare con voi….
A questo mondo può capitare di tutto, anche Dio. Va bene l’ho detto. Forse era solo questo che volevo dire. Per il resto spero tanto che continueremo a fare delle cose insieme.

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